Rizziconi, un piccolo gioiello della Calabria, si prepara ad accogliere la dodicesima edizione del Premio Elmo, un evento che ormai rappresenta un appuntamento imprescindibile dell’estate calabrese. Il 30 luglio, il suggestivo Sagrato della Chiesa Madre San Teodoro Martire sarà palcoscenico di una serata indimenticabile, dedicata alla celebrazione delle eccellenze culturali italiane. Promossa dall’Associazione Piazza Dalì con la direzione artistica del presidente Giammarco Pulimeni, la kermesse mette in luce le storie di “ordinaria cultura”, che costituiscono il cuore pulsante della nostra identità collettiva.
Siamo orgogliosi di continure la nostra collaborazione con il Premio Elmo, ci dice Stefania Sammarro, direttore artistico di Art Fabrique Calabria, trovare sinergie di gruppo e portare avanti l’idea migliore per la nostra terra ci inorgoglisce.
Il Premio Elmo, fedele alla sua missione, si propone di valorizzare le esperienze di vita che compongono il ricco mosaico culturale e sociale dell’Italia. Quest’anno, il tema scelto è il telaio, un simbolo antico e potente che rappresenta la capacità umana di creare, costruire e intrecciare storie e tradizioni. Il telaio, emblema di resilienza, creatività e speranza, diventa una metafora perfetta dell’identità collettiva, una tela su cui dipingere l’anima.
Giammarco Pulimeni, presidente dell’associazione Piazza Dalì, spiega con entusiasmo: «Il Premio Elmo è un tributo alle storie che tessono il nostro patrimonio culturale, un riconoscimento alle persone che, con il loro lavoro quotidiano, arricchiscono la nostra comunità. Ogni storia, ogni esperienza condivisa in questa serata, è un filo prezioso che contribuisce a tessere il magnifico arazzo della nostra identità collettiva. Siamo orgogliosi di portare avanti questa tradizione, che non solo preserva il passato ma guarda con speranza e fiducia al futuro».
L’immagine del telaio evoca il tessere delle nostre vite, unendo fili fissi e mobili in un unico, irripetibile tessuto. I fili fissi, rappresentati dalle nostre origini e dal contesto in cui siamo nati, forniscono la struttura di base. I fili mobili, invece, sono le esperienze personali, culturali e sociali che incontriamo lungo il cammino, portando unicità e colore al nostro percorso.